Appunti per la Città del Poco Futuro
Exhibition, Pinksummer Genoa, Italy, february 2013

La società occidentale sta invecchiando. In Europa, l'Italia sta invecchiando più delle altre nazioni.
La diminuzione della natalità, insieme con la crisi economica di questo momento storico, riduce drasticamente le prospettive e la capacità di orientarsi verso il futuro. Ma è la condizione della vecchiaia che, tradizionalmente e più di tutte le altre, limita la capacità di guardare il futuro e di pensare al futuro. Se non altro perché il futuro davanti a chi guarda è poco. E i suoi limiti cominciano a intravvedersi non distante.
Anche se la soglia di attenzione intorno a questo tema sta progressivamente salendo, resta fuori fuoco una riflessione sulle implicazioni che la vecchiaia ha sulla città, sui suoi spazi, sulla sua organizzazione e sembra mancare una visione di ampio respiro quali quelle che nei grandi momenti di trasformazione delle società solo le avanguardie artistiche ed il pensiero utopico sono riusciti a proporre.

Come prefigurazioni di nuove spazialità e società diverse, in generale tutte le costruzioni utopiche sono sempre state caratterizzate da un potente slancio verso il futuro, tuttavia l'uomo al centro dell'utopia, di ogni utopia, è sempre un uomo sano, nel pieno delle energie e delle sue potenzialità, nel pieno della maturità e delle sue capacità produttive e riproduttive. Cosa succede invece se proviamo a mettere al centro di un'utopia un idealtipico uomo anziano? Un uomo, o una donna, che ha oltrepassato la soglia dei 65 anni, che deve fare i conti con una condizione di debolezza se non di malattia? E soprattutto cosa significa costruire una visione urbana per una città dedicata e costruita su misura per questo genere di persone?

--------

Gli Appunti per la città del poco futuro trovano la loro ragion d'essere nella riflessione intorno a questi due temi apparentemente opposti e distanti: vecchiaia- nella sua relazione con una città come Genova - e il ruolo delle riflessioni utopiche. Si tratta di un progetto "speculativo" perché per noi rappresenta un modo per riflettere intorno a una condizione attuale e sempre più urgente mettendo al lavoro gli strumenti e le forme di un certo tipo di pensiero – quello utopico – assumendolo più come attitudine dello sguardo che come riferimento di contenuto.

Appunti per la città del poco futuro è un lavoro aperto e in itinere che si compone di materiali eterogenei, volutamente spuri: mappe che raffigurano la morfologia della città, schede che parlano dei suoi abitanti, progetti che alludono alla sua forma e al suo funzionamento, testi che ne descrivono la natura.

A Genova abbiamo costruito la nostra città del poco futuro. Una città dove siamo cresciuti, dalla quale ci siamo allontanati ma che osserviamo costantemente. Genova è una città invecchiata, ma non è una città per vecchi. Almeno non del tutto. E allora la nostra città utopica diventa un'isola galleggiante in mezzo al mare, come l'Utopia di Moro, che ripropone quasi completamente la città esistente perché di questa è il riflesso e la sua condizione estrema. È una città-specchio in cui però ogni dislivello è annullato perché gli anziani devono potersi muovere liberamente in questa città. È una città che solo apparentemente è un ghetto o un allargamento a scala urbana di un ospizio. È il riflesso degenerato di una condizione attuale, di una città che invecchia. Solo che lo specchio è una città che si adegua ai suoi abitanti. Che se ne prende cura responsabilmente, che è modellata per accoglierli e far loro vivere al meglio un futuro che pur essendo poco - perché è senza prospettiva e se ne intravvede la fine - si sta comunque allungando.

Gli abitanti di questa città sono gli anziani di domani. Siamo noi che prendiamo questi appunti tra poco più di vent'anni. Gli anziani di oggi, quelli che ora compiono 100 o 65 anni, anticipano una condizione e ce ne mostrano i contorni. Sono i numeri su cui è possibile costruire le proiezioni statistiche. Ma sono anche numeri e dati a cui possiamo associare biografie, esperienze, storie e che ci consentono di immaginare vite.

Come ogni utopia che si rispetti tra i nostri Appunti ci sono anche spezzoni di un possibile manifesto che fissa dei principi, stabilisce delle regole, fornisce delle direzioni per definire come sarà la città. Anche questo è un manifesto in divenire.,incompleto e frammentario, ma le sue asserzioni nel loro insieme ricompongono provvisoriamente l'immagine di questa nuova città.
Le regole che governano la città del poco futuro sono di varia natura. Riguardano la composizione dei suoi abitanti e di chi se ne prende cura, il modo in cui sono organizzate le attività e i suoi spazi, il tipo di dotazioni che deve possedere, le prestazioni dei materiali di cui è composta, le forme attraverso cui ci si fa carico delle fragilità del fisico e della memoria.
Il manifesto racconta di una città "possibile" fatta per gli anziani ed è al tempo stesso esito e indirizzo dei progetti. Perché ogni asserzione contiene un'ipotesi, una visione di un differente futuro, un progetto.

Infine i progetti. Quelli proposti per la città del poco futuro non sono soluzioni definitive. Sono piuttosto "speculazioni" attraverso cui si apre la strada alle possibilità: i percorsi obbligati che consentono a chi è malato di Alzaimer di ritornare, i recinti protetti dove accadono "cose meravigliose", l'accademia delle badanti, gli archivi di immagini per costruire le comunità di memoria, la città costruita in piano e altri progetti che verranno sono traduzioni ed estensioni estreme, immaginifiche e positive - quanto lo possono essere immagini utopiche- di ciò che in alcuni casi si sta già provando a fare anche se a scala limitata e spesso in maniera ancora poco efficace. Sono in definitiva modi per alimentare immaginari possibili che in futuro appariranno assai meno provocatori di quanto possano farlo ora. Quando ad esempio nel mondo la percentuale degli ultrasessantacinquenni avrà superato quella dei quindicenni.
Accadrà nel 2050, non è un futuro molto lontano.